viernes, 1 de abril de 2011

NUOVA TEORIA SULL’ORIGINE DELLE LETTERE DEL NOSTRO ATTUALE ALFABETO

SCOPERTO L’ANELLO PERDUTO ALL’ORIGINE DELL’ALFABETO LATINO

Agustín Demetrio Pallarés Lasso

Sintesi:

Quest’articolo pretende sviluppare un’ipotesi di lavoro che dimostri come si formarono i differenti caratteri alfabetici che compongono il nostro attuale alfabeto latino.

È una teoria totalmente nuova, che contraddice quanto concordato fino al momento a riguardo.

Questo lavoro d’investigazione indica inoltre come la maggioranza dei nostri attuali segni alfabetici latini, fossero già presenti agli albori delle più antiche scritture create dall’essere umano.
Va posto l’accento, che scopo di questa ricerca, è studiare uno degli inventi più importanti realizzati dall’umanità, la genesi della prima grande rivoluzione nell’apprendimento e uno dei maggiori passi evolutivi dell’uomo: la scrittura.

Il carattere principale impiegato per dimostrare scientificamente questa nuova teoria, è stato l’utilizzazione d’antichi segni alfabetici e numerici, conseguenti all’osservazione di numerose incisioni rupestri incontrate nelle isole Canarie di Fuerteventura e Lanzarote, giunte a nostra conoscenza all’inizio degli anni ottanta del XX secolo.

 Mostra dell’antico firmatario incontrato nelle isole più orientali dell’Arcipelago Canario

 Altro degli argomenti offerti dal presente articolo a dimostrazione di quest’ipotesi di lavoro, è che la maggioranza di questi segni incontrati nelle Isole Canarie, già figurava in firmatari preistorici considerati al momento all’origine della nostra scrittura attuale, ed ereditari delle scritture ideografiche dell’antica Sumeria.
Esaminando quindi la possibile genesi di questi segni incontrati nelle Isole Canarie e la loro verosimile anteriorità rispetto a ciò che si considerano essere stati i caratteri precursori del nostro alfabeto latino, cioè i segni ideografici numerici, si comprende come questa teoria in seguito esposta possa tenere un’importante valore scientifico.

LE PIETRE PARLANTI

È noto come la famosa “stele di rosetta” incontrata dalle truppe francesi di Napoleone in Egitto, servì a decifrare l’enigmatica scrittura di quell’antica cultura. Quel curioso, primordiale blocco di basalto vulcanico era “infatti” scritto in tre distinti alfabeti: il demotico, il geroglifico tradotti nel greco di allora. A volte semplici pietre ci parlano d’antichi accadimenti e c’invitano a svelarne gli occulti misteri.

Vi sono due isole dell’archipelago canario, Fuerteventura e Lanzarote, che possiedono un suolo di preminenza vulcanica, e le cui pianure, colline e montagne, sono disseminate di blocchi basaltici di differenti dimensioni. In alcuni di essi spiccano misteriosi graffiti rupestri, alcuni figurativi, altri schematici, altri ancora di carattere alfabetico o numerico. Non sono tuttavia ancora traducibili, ma evidentemente ci possono trasmettere qualcosa che plasmarono le antiche genti che abitavano queste isole.

Anzitutto è doveroso ringraziare il paziente lavoro del professore tedesco Werner Pichler che realizzò un’eccellente trascrizione delle differenti incisioni rupestri dell’isola di Fuerteventura dove si possono osservare queste suggerenti scritture, con il titolo di:


DIE SCHRIFT DER OSTINSELNCORPUS DER INSCHRIFTEN AUF FUERTEVENTURA"

pubblicato sulla rivista ALMOGAREN XXIII / 1992 pg. 331-453 (ARTICOLO PROF. PICHLER). Tutto ciò in seguito à stato da me stesso ampiamente studiato “in situ”, non solo nell’isola di Fuerteventura, ma anche nella vicina isola di Lanzarote, unici luoghi al mondo dove esistono evidenze di questa scrittura.

Fu osservando questi interessanti e affascinanti segni lineari incontrati nelle due isole, con approfondita cura ed una certa dose d’intuizione (che credo sia sempre di grande importanza negli avanzi della scienza) che arrivai a scoprire qualcosa, che se confermato, potrebbe catalogarsi come precursore di un cambio radicale nel concetto fin ad ora accettato sull’origine dell’attuale scrittura latina.

IL SORPRENDENTE CODICE UTILIZZATO PER INVENTARE UNA SCRITTURA

È noto come l’universo che ci circonda, si sostenga secondo un evidente equilibrio e come questo eviti per esempio, che i differenti astri che solcano lo spazio entrino in collisione tra loro, originando un caotico collasso generale. Questo equilibrio può essere spiegato dagli astronomi mediante formule matematiche e fisiche.

Le formule matematiche possono contenere infinite soluzioni.

Quando IBM iniziò la costruzione dei sui primi computers, per permettere che i cervelli di quelle macchine potessero sviluppare differenti soluzioni ai vari problemi, impiegò una combinazione di due segni “un linguaggio binario” < 0 - 1 > .

Ciò non sorprende e appare logico nella nostra attualità, però nell’antichità? È possibile che soluzioni aritmetiche siano state applicate nella creazione delle combinazioni di segni formanti una scrittura? Ebbene, lo studio e l’analisi di quella che appare un’antica palestra di segni lineali incontrati nelle Canarie, ha dimostrato come alla sua base, vi sia una suggestiva ed abile successione logica, nientemeno che di carattere quaternario.
La prima linea di questa successione è retta, la seconda è una retta piegata una volta, la terza è la prima retta piegata due volte e il quarto segno che compone questa successione logica è il primo segno logicamente piegato tre volte.

Fu realmente sorprendente il constatare, che per ottenere la formazione di tutti i segni che componevano questa scrittura, questa successione logica dei quattro segni era stata combinata in maniera molto abile: ogni segno era stato ruotato di novanta gradi nel senso orario, ad eccezione di due casi, di concreta, evidente difficoltà, per i quali erano ricorsi ad una variante atta a risolvere il problema.
La prima colonna alla sinistra presenta i quattro segni primari nella loro logica successione quaternaria. Nella seconda colonna i quattro segni con una rotazione di 90° gradi in senso orario. Nella terza colonna i primi segni ruotati di 180°. Nella quarta colonna gli stessi primi segni ruotati di 270°.
Nella calligrafia di questi segni, risultante della distinta rotazione della successione logica, si cercò sempre di aprire o chiudere le diverse angolazioni, in maniera da mantenere comunque uno stile lineare stilizzato verticalmente.

Per non perdere la verticalità lineare del senso generale di questi segni, si adottò l’aggiunta di piccole appendici nei differenti lati all’estremità del primo segno, formato da una semplice retta verticale.
Il secondo segno suppone la rappresentazione del primo (semplice retta verticale) ruotato di 90° in senso orario. Il terzo segno fa
riferimento al primo ruotato di 180°, il quarto segno al primo ruotato di 270°.

Per quanto riguarda il terzo segno della lettera piegata due volte, con una rotazione di 180°, si può osservare come vi sia anche un’ipotetica rotazione lungo il suo asse verticale, ottenente l’effetto di un’immagine riflessa allo specchio.
Se il terzo segno della lettera piegata due volte (terzo segno della successione logica quaternaria) fosse ruotato di 180° in senso orario, ne risulterebbe un segno uguale all’originale; venne perciò ruotato d’altri 180° lungo il suo asse verticale immaginario, ottenendo quindi l’inversione del segno originale.

LE ATTUALI TEORIE  SULLA FORMAZIONE DEL NOSTRO ALFABETO LATINO

Al presente, più di tre quarti dell’umanità si esprime attraverso la scrittura latina, scrittura imposta dai romani all’inizio di ciò che fu in seguito un impero. Libri, trattati, leggi, teorie, poemi, lettere d’amore e qualunque forma d’espressione scritta che abbiamo utilizzato nei secoli, lo abbiamo espresso e comunicato fino ad  ora, secondo un alfabeto ereditato da quel remoto periodo: la scrittura d’origine latina; le stesse lettere nella tastiera del mio computer ne sono un chiaro esempio.

Viene quindi spontaneo chiedersi “Come riuscirono i romani dall’ora ad agglutinare una serie di segni alfabetici che finirono per costituire ciò che chiamiamo “scrittura latina"  ? e ancora “Da dove arrivarono quei segni alfabetici" ? e infine “Quei caratteri che inventarono o copiarono per formare la loro scrittura, come si formarono e perché divennero tali"?

Gli esperti ed accademici scientifici che hanno studiato quest’appassionante tema, sono arrivati alla conclusione che l’alfabeto latino utilizzato dai romani e da noi stessi nell’attualità, non fu totalmente di loro invento, se no che la maggioranza delle lettere alfabetiche era già il prodotto di un’evoluzione storica prima che fossero utilizzate per la costruzione della loro scrittura.

Secondo le teorie più accreditate, le tracce del nostro alfabeto sarebbero da ricercare nella valle delimitata dai fiumi TIGRI ed EUFRATE nell’attuale e convulsa terra irachena. In quell’area anticamente denominata Sumeria, all’incirca 4500 anni fa, sorsero i primi metodi d’espressione grafica che si considerano precursori del nostro attuale alfabeto latino. Le prime manifestazioni si espressero mediante un codice pittorico, in seguito mediante un’espressione ideografica per giungere circa 3500 anni fa alle scritture denominate lineari, nello stesso periodo nel quale in Egitto si utilizzavano le scritture figurative o geroglifiche.

LA TEORIA DELLA DIFFUSIONE DEGLI ALFABETI PRECURSORI DELLA NOSTRA SCRITTURA LATINA

Si ritiene che dalle regioni sumeriche quelle scritture si trasmisero alle attuali aree appartenenti ad Israele e Palestina, aree quindi relativamente prossime, nella quale le popolazioni semitiche svilupparono una scrittura denominata protosinaitica, utilizzando le antiche espressioni sumeriche, come base su cui sviluppare la propria. Saranno in seguito le popolazioni Fenice a diffondere nelle coste mediterranee occidentali commerci e cultura, consegnando al mondo di allora, quello che sarà il germe di ciò che sembra essere la nostra scrittura latina.

È in quell’apparente semina da oriente ad occidente, che si svilupperà quasi contemporaneamente all’espansione fenicia, la Grecia con la sua scrittura, così come la cultura cretese.

Compariranno quindi la scrittura punica nella principale colonia fenicia d’allora, Cartagine, nell’attualità Tunisi, la libica nel resto del nord Africa settentrionale, l`iberica e la tartesica nella Penisola Iberica e le scritture runiche precorritrici delle antiche lingue germaniche della Scandinavia, parte dell’Europa centrale e delle Isole Britanniche, apparentemente, tutte scritture tra loro relazionate.
Da ultimo la scrittura etrusca con le sue derivate “satelliti” nella Penisola italica: sicula, picena, falisca, ubra e osca probabile ultimo anello utilizzato dai romani nella costruzione della scrittura latina.

La scrittura latina sorse nella penisola Italiana attorno al VII secolo a.C.. L’alfabeto era formato da 25 lettere che nell’attualità chiameremmo maiuscole per differenziarle dalle minuscole che compariranno nell’età media. Tale differenziazioni saranno tanto rilevanti da rendere, per così dire, impossibile ad un romano dall’ora, la lettura delle attuali minuscole.

Ciononostante, se applichiamo un certo anticonformismo nella lettura e nello studio di ciò che gli scientifici chiamano la genesi e lo sviluppo d’ogni lettera del nostro alfabeto, qualcosa di strano appare particolarmente in una mente allenata, qualcosa che non quadra.
Nel cammino che va dall’evoluzione della scrittura pittografia e ideografica della Sumeria, al passaggio alle più antiche scritture del Mediterraneo orientale, fino ai segni latini, all’evoluzione delle lettere “A“, “B”, “C”, della “O” dal disegno di un occhio, o all’evoluzione della “M”dal preteso disegno delle onde del mare e a seguire, ebbene il tutto si trasforma in un oscuro risultato finale senza argomenti validi in sua difesa. Di fatto le spiegazioni che ci sono fornite sull’evoluzione d’ogni lettera del nostro alfabeto, ci trasmettono un alone d’incredulità, e di debolezza probatoria.
Nell’immagine si può vedere secondo la teoria ufficiale, la distinta evoluzione dei segni latini dalla loro creazione iniziale.

LA CHIAVE DELLO SCOPRIMENTO DELLA NUOVA TEORIA SULLA FORMAZIONE DEL NOSTRO ALFABETO

In un luogo certamente appartato dallo scenario in precedenza descritto, situato a 1200 chilometri di là dello stretto di Gibilterra, nell’Arcipelago Canario, in piena area orientale atlantica, gli abitanti di quelle isole genericamente chiamati “Guanches”, o i lori antecessori, sviluppavano nel frattempo la loro particolare scrittura. Si tratta d’incisioni rupestri in gran misura alfabetiformi, che in rari casi incontriamo anche su altre superfici di supporto, come il legno e le ossa. Parliamo di scritture curiose nella loro attribuzione, in quanto, sebbene alcune di esse abbiano una chiara affinità con la scrittura probabilmente praticata nel VI e VII secolo a.C. nell’antica Libia (parte dell’attuale Magreb) senza dubbio mantengono rispetto ad esse alcune peculiari differenze. Vediamole di seguito.
Alcuni segni che s’incontrano nella scrittura denominata libico-berebera, di fatto, non appaiono nella scrittura considerata precursora del vicino continente africano, così come in alcuni di questi pannelli troviamo i segni del Tifinagh, scrittura che sembra apparire nel nord Africa nel periodo dopo Cristo.

Però è nelle due isole più orientali dell’Arcipelago Canario, che compaiono una serie di segni lineari che non hanno nessuna somiglianza con la scrittura libico-berebera, pur documentata in Lanzarote e Fuerteventura. Oltre a ciò, questa strana scrittura incontrata nelle rocce basaltiche delle due isole, non presenta alcun parallelismo con le scritture che appaiono nel vicino continente africano, né con nessun’altra scrittura conosciuta nell’attualità. Ci troveremmo perciò di fronte ad un autentico endemismo scritturista, anche sé, in alcuni pannelli, le due scritture si fondono in una sorta di mescola. Appare in ogni caso evidente che questa scrittura peculiare per la forma dei suoi segni, presenta un certo grado di parentela con le scritture del suo intorno mediterraneo precedentemente descritte.
Iscrizioni libico-berebere dell’isola El Hierro incontrate anche nel resto delle isole Canarie.
Nelle isole più orientali di Fuerteventura e Lanzarote, oltre a queste, si sono incontrate le citate scritture soggette della nostra teoria.

DECODIFICATO L’ANELLO PERDUTO CHE DIMOSTRA QUESTA NUOVA TEORIA

La prima cosa che mi sorprese di quest’antica scrittura endemica canaria, furono le sue forme lineari e aperte. Non esisteva di fatto nessun segno di forma circolare, sebbene il cerchio sia presente praticamente in tutte le scritture antiche e moderne. Per quanto riguarda le differenti combinazioni dei suoi segni, notai l’esistenza di tre aggruppazioni con riferimento alle più piccole, fino ad arrivare a quattordici nelle maggiori. Infine il disegno abbastanza elegante, dato che i suoi segni tutti con traccia verticale, si esprimevano con una certa armonia seguendo tra loro un’apparente correlazione parallela ai loro tracciati.

Quando in seguito cercai di "indovinare razionalmente" la possibile direzione di lettura dei vari segni, mi resi conto di qualcosa di strano e veramente sorprendente. Qualunque fossero le direzioni e le orientazioni d’osservazione, i segni mantenevano la loro logica senza snaturarsi al variare delle posizioni; che si orientassero in senso orario o al contrario, mantenevano sempre una loro catalogazione nell’ambito della scrittura.


Vediamo come si può ottenere una qualunque aggruppazione di segni variando il loro senso di lettura.
 
Vediamo una qualsiasi aggruppazione di segni.
 
Gli stessi segni ruotati di 90° gradi in senso orario.
 
Gli stessi segni ruotati in altre direzioni.

Si può osservare che la costruzione di questi peculiari segni, presenti una chiara concordanza con la scrittura latina, perché evidenti caratteri si manifestano in entrambe le scritture. In questo senso la “N”, la “M” e la “W” ed altre ancora ne sono un esempio, ma allo stesso tempo se ne differenziavano in maniera ovvia, come nell’abbondante e talvolta consecutiva relazione di segni aggruppati come semplici raggi totalmente retti, inesistenti nella scrittura latina.
 
Le abbondanti appendici che si notano nei differenti segni della scrittura canaria inesistenti in quella latina.
 
Si osserva inoltre, il frequente legame tra segni che si presentano a volte separati tra loro, in altre occasioni legati, con l’apparente intenzione di formarne altri con probabili valori numerici o fonetici, traducibili o interpretabili in forma differente a quando appaiono scollegati. Questa caratteristica indica chiaramente quale fu l’origine d’alcune lettere latine sulla base di legami di due segni della successione logica quaternaria.
 
Sebbene s’incontrino nella scrittura Canaria, indubbi segni della latina, si osserva come se ne differenzi abbastanza chiaramente da quest’ultima. Tali differenze si esprimono nel carattere più semplice che risalta all’osservazione, rispetto ai caratteri più evoluzionati latini, anche se in molti dei suoi segni appare chiara la derivazione logica quaternaria e le sue legature.

Le conclusioni su come si poté costruire questa scrittura sono demolitrici per la loro originalità ed espressione intellettuale, incontrandovi alla sua radice, il probabile sviluppo di una successione logica che si esprimerebbe nientemeno che in un computo quaternario.
I quattro segni che compongono la successione logica e il computo quaternario, lo ricordiamo nuovamente si esprimono come di seguito. Il primo segno è una semplice retta verticale, il secondo segno sarebbe il primo piegato una volta, il terzo nella successione logica rappresenterebbe il primo segno piegato due volte, infine il terzo nel computo quaternario nuovamente il primo piegato tre volte.

Come abbiamo già osservato, ciò che sarebbe in ogni caso straordinario in questa successione logica quaternaria, è che le differenti varianti utilizzate per formare tutti i segni di questa affascinante scrittura, si esprimono in una rotazione oraria che segue un passo di 90°, con l’eccezione del terzo segno della successione, che in un dato momento subisce una rotazione di 180° lungo il suo ipotetico asse verticale, come se il medesimo fosse riflesso allo specchio.

DIMOSTRAZIONE DELL’ANTICHITÀ DELLA SCRITTURA COSTITUENTE L’ANELLO PERDUTO DI SEGUITO SVELATO

Una volta decifrata la genesi di ognuno dei segni che formano questa scrittura, segni oltremodo presenti nell’alfabeto latino così ampiamente diffuso a livello mondiale, la nostra successiva analisi s’indirizzò nel senso di chiarire se questi segni incontrati nelle due isole canarie più orientali, fossero anteriori o posteriori a quest’ultimo e, più importante ancora, se addirittura più antichi dei testi ideografici numerici.

Dato che apparentemente, non esiste alcuna possibilità di datazione dei segni incontrati nei supporti basaltici presenti nelle isole di Fuerteventura e Lanzarote, (non esistendo nessuno contesto stratigrafico che lo permetta) procedetti allo studio comparativo e statistico con altre scritture antiche.

In quale periodo possiamo situare questi segni analizzati? Secondo le attuali teorie, tutto il processo formativo della scrittura latina originerebbe da quella figurativa Sumerica, passando quindi attraverso la fenicia, la greca fino all’etrusca. Ciò si appoggerebbe sulla stabilita corrente “occidentalizzante” diretta da oriente ad occidente, considerando pertanto, il Mediterraneo occidentale di allora, culturalmente più arretrato rispetto all’orientale e solamente influenzato da certi tratti “educativi”, come le abilità scrittorie, derivati dall’influenza nelle sue coste di greci e fenici.
Fino ad ora, ciò è quanto in termini generali è stato stabilito, e pongo l’accento sul termine generali, dato che non solamente vi sono note e voci discordanti a riguardo, se no che evidenze scientifiche demolirebbero questi termini, indicando come al contrario, ben prima dell’arrivo delle supposte influenze orientali, già esistevano forme di scrittura lineari nel Mediterraneo occidentale rintracciabili fino al IV millennio a.C. Ciò indicherebbe che alcuni segni utilizzati dalla scrittura creata dai romani, eramo già presenti in quelle antiche scritture.

SCIENTIFICI CHE CONFERMANO PARTE DELLA TEORIA FIN QUI ESPOSTA

In primo luogo desidero doverosamente ringraziare per l’inestimabile collaborazione nel realizzo di quest’investigazione, la dott.ssa in Lingue Slave Viktoria Ozariskaia le cui apportazioni epigrafiche mi hanno aiutato a risolvere le differenti ipotesi qui esposte.

Vediamo ora di seguito, quanto indica a riguardo la Prof.sa Ana María Vásquez Hojs, ai cui preziosi lavori e pubblicazioni scientifiche ci siamo appoggiati per dimostrare l’antichità di alcune scritture e i corrispondenti segni che le compongono. La signora Ana María Vásquez Hojs, laureata in Storia dell’antichità nell’Università Complutense di Madrid, è prof.ssa nel dipartimento di Storia Antica dell’UNED (Università Spagnola a distanza) e prof.ssa del centro associato a quest’università di Madrid. Membro di diverse importanti associazioni internazionali di studi sull’antichità, è inoltre autrice di numerosi libri e saggi tra i quali “Il dizionario del mondo antico”, “Il mondo greco. Dagli inizi alla conquista romana”, “Storia di Roma I. La repubblica romana”, “Grecia. Il mondo greco” e numerosi altri ancora. Questa studiosa così riferisce: “Nella penisola Iberica si utilizzavano segni di scritture migliaia d’anni prima che i Fenici apparissero lungo le sue coste”. Questa tesi innovatrice è avvallata da studi pubblicati nel libro “Le rondini di Tartessos” della casa editrice Alzumara e ancora:Nel museo di Huelva (Spagna) si trovano esposti due utensili preistorici datati attorno al III-IV millennio a.C. incontrati in sepolcri megalitici con evidenza di due distinte scritture”.
Segni dela scrittura megalitica di tipo lineale Huelva I o San Bartolomé, del brunitore di frecce nella sepoltura dolmetica di San Bartolomé (Huelva (Spagna). Carlos Cérdan Márquez e Georg e Vera Leisner.
Si noti che sono presenti i quattro segni della successione logica quaternaria, alcuni di loro ruotati. Tutti essi 1500-2000 anni prima che i sinaici inventassero la scrittura lineare a partire dalla “ideografica sumerica”

Non siamo però di fronte agli unici esempi; altri ne sono stati incontrati nel sud peninsulare.
Dobbiamo quindi porre in dubbio ciò che fino ad ora si è considerata come una verità irrefutabile? In altri termini, che non furoni i Fenici quelli che ci avrebbero insegnato a scrivere e fosse invece accaduto il contrario, vale a dire, che quei Popoli di Mare, alcuni procedenti dalla penisola iberica abbiano loro stessi “istruito” con i loro segni i Fenici? Comparirebbe in questo caso ancora nei loro annali la supposta scrittura occidentale?
I Fenici al loro arrivo nella Penisola Iberica alla fine del II millennio a.C. incontrarono genti che utilizzavano il tornio per pulire l’oro e che scrivevano segni lineari. Il geografo Greco Estrabón riferisce come i turdetani fossero un popolo con leggi scritte nel VI millennio a.C. Le scritture di Huelca non s’incontrano sole nella penombra della preistoria: numerosi segni di scritture “preistoriche” datate a partire del 7500 a.C. apparirebbero in europa e nelle isole del mediterraneo” (prof.ssa Ana María Vásquez Hojs)

LA STORIA NON INIZIA, QUANDO COMPARE LA SCRITTURA

È sempre più evidente, infatti, come la storia non abbia avuto inizio con le prime traduzioni delle rappresentazioni (ancora ideografiche) dell’antica Sumeria (Uruk IV) attorno al 3400-3200 anni a.C. né dalle coetanee scritture dell’antico Egitto. L’esistenza di segni linari strutturati e perfettamente datati in differenti contesti archeologici, ci rivelano di fatto il potere di espressione grafica ottenuto dalle antiche popolazioni del Neolitico e Calcolitico (età del rame) come ne sono un bel esempio quelli incontrati nel sepolcro megalitico di Huelga (Spagna).
Altri evidenti esempi di scritture strutturali antichissime si sono incontrati in Russia, Ucraina, così come in Romania e Bulgaria.
In Macedonia, p.es. nelle Tavolette di Gradesnicadatate 4000-5000 anni a.C. si trovano segni identici a quelli che compongono la scrittura Canaria sopra esposta.
                                           Segni della tavoletta di Gradisnica, Macedonia.

Citiamo i chiarissimi segni alfabetici incontrati nell’assentamento preistorico di Despilio in una tavoletta di legno datata 5260 anni a.C. e ancora i simboli scritturali dell’antica cultura dei VinÇa, incontrati in Romania, datati tra i 5000 e i 4000 anni a.C. o i segni di scritture pre-slave trovati a Sitovo, Plodin in Macedonia di nuovo quasi identici ai segni canari.
Segni di Sitovo, Plodin, Macedonia datati 4500 anni a.C.
Si posso vedere perfettamente i differenti segni del sistema quaternario qui studiato.

A conclusione di questa breve serie d’appariscenti esempi il “Il timbro di Caranovo incontrato in Bulgaria e datato 4800 anni a.C. e infine il “Disco di Festos” con i suoi 260 segni impressi dell’antica cultura di Creta datato tra i 1700-1600 anni a.C.

Tutte queste scritture antiche costituiscono prove scientifiche a favore della teoria fin qui sviluppata, attraverso due chiare evidenze.

1) Quando nell’antica Sumeria iniziarono ad utilizzare i primi segni lineari ufficialmente considerati come le origini della scrittura fenicia e greca, e che confluiranno a formare l’attuale scrittura latina, nell’Europa orientale, in aree d’influenza del fiume Danubio, in prossimità della Grecia e delle isole dell’Egeo, come in alcune regioni della Penisola Iberica, già si scriveva utilizzando dei segni lineari.

2) La ragione che chiarisce quest’evidenza del periodo Neolitico e Calcolitico, è che vari di questi reperti alfabetici sono di millenni anteriori alla nascita di Cristo, quindi la loro successione, che qui s’intenta dimostrare essere la vera precursora della scrittura latina, costituirebbe finalmente quell’anello mancante nella genesi della nostra attuale scrittura.
Mostra di distinte aggruppazioni dei segni incontrati nelle isole di Fuerteventura e Lanzarote.
Si nota l’elegante linea calligrafica. Si apprezza inoltre come tutti i segni siano appartenenti all’esposta successione logica quaternaria, così come le distinte rotazioni dei segni primari. Sono oltremodo evidenti le abbondanti appendici che arricchiscono questi segni primari incontrati non solamente in Canaria, ma in numerosi strati neolitici e calcolitici del sud della Penisola Iberica e in altri d’epoche prossime, situati nelle aree danubiane.

IL CODICE QUATERNARIO IN SEGNI ANTECEDENTI LA SCRITTURA LATINA

Non solo questa successione logica di un sistema quaternario che abbiamo codificato formerebbe parte dell’antica scrittura canaria, se no che lo sarebbe stato anche delle scritture preistoriche individuate in Russia, Ucraina e in tutta la zona d’influenza del fiume Danubio, del nord della Grecia, Isole dell’Egeo o della Penisola Iberica. In tutte queste scritture dell’epoca Neolitica e Calcolitica, così come in alcune appartenenti alla cultura Megalitica, i vari segni continuerebbero la loro presenza in quelle scritture precedenti la latina e ad essa temporalmente prossima, come la greca e l’etrusca.


Scritture runiche di popolazioni indoeuropee protoceltiche del centro-nord Europa e parte dell’antica Britannia, appartenenti al primo millennio a.C.
Si tratterebbe di scritture probabilmente ereditate dalle più antiche protoslaviche presenti nelle ampie aree danubiane, e qui descritte come depositarie del primordiale codice a successione quaternaria, “invento” dell’attuale scrittura latina.
Appare chiaro come si utilizzavano quasi esclusivamente i quattro segni primari analizzati nel nostro lavoro, con le loro corrispondenti rotazioni e legature.

Queste grafie sono probabilmente discendenti da altre rinvenute in aree del periodo megalitico, come quelle incontrate in Huelva e descritte in questo lavoro, come appartenenti al periodo iniziale di formazione delle prime scritture, mediante il codice di successione quaternario.
Successive popolazioni della zona aggiungeranno altri segni geometrici e simbolici, grafie dai probabili significati sacri, per confluire posteriormente nelle scritture colloquiali esposte nel riquadro.

Alfabeto Etrusco A l f a b e t o G r e c o
fenicio della Arcaico Orientale Occidentale Classico Nomi
arcaico marsiliana (Théra) Mileto Corinto (Boetia) delle lettere
Confronto dell’alfabeto greco con l’etrusco e i suoi derivati

Greco Etrusco Etrusco Etrusco Umbro Osco Fallisco Piceno Mesapico Latico Latino Valore
occidentale arcaico classico settentrionale arcaico classico fonetico
Schema suggerito per lo studio e la discussione della teoria esposta

La scrittura latina nella maggioranza dei suoi segni e lettere non proverrebbe da un’evoluzione a partire dei segni ideografici dell’antica Sumeria, né da una scrittura protosinaitica, bensì da una scrittura lineare molto più antica praticata in diverse aree dell’Europa del Neolitico e Calcolitico, quindi ben più antica della pretesa origine fenicia ereditaria delle conoscenze dell’antica Sumeria.

Il seguente quadro espone la formazione della maggior parte dei segni utilizzati al presente nella nostra scrittura latina a partire dai segni formati dalla successione logica del sistema quaternario inventato nell’antichità.



 
Author: Agustín Demetrio Pallarés Lasso

Traductor: Stefano Brunello